Nel primo ciclo di istruzione, ovvero alla scuola primaria, vige ormai da circa 50 anni un modello didattico-educativo chiamato “tempo pieno”.
Questo modello di scuola prevede che le attività educative e didattiche siano svolte a scuola da insegnanti nell’arco dell’intera giornata, dalla mattina al pomeriggio. Gli alunni restano a scuola tutto il giorno e per questo fruiscono del servizio mensa, sotto la sorveglianza dei loro insegnanti.
In Trentino il tempo pieno è un tempo spezzato, sempre suddiviso su più insegnanti: italiano e matematica, ma anche tedesco e inglese, oltre alle educazioni svolte Clil; ed in quinta c’è anche il prof delle medie che fa motoria.
Ma ciò non è ancora abbastanza per l’assessore Bisesti: infatti, su sua proposta è stato votato in commissione bilancio il 23 novembre 2020 un articolo di legge che aggraverebbe tale situazione dal prossimo anno scolastico, prevedendo l’esternalizzazione “delle attività di interscuola comprensive della sorveglianza e della fruizione del servizio di mensa”.
La legge collegata alla manovra di bilancio 2021 ha modificato il comma 3 dell’articolo 61 della legge provinciale sulla scuola 2006 perché prevede al nuovo comma 1 dell’articolo 7 di
affidare la sorveglianza dell’interscuola a soggetti privati che diano adeguate garanzie sul piano organizzativo, pedagogico e della qualità del servizio…
Ora è evidente che lo scopo di tale iniziativa della giunta provinciale non è né pedagogico né didattico: lo scopo è meramente di risparmio economico, già quantificato nell’ordine di dieci milioni di euro annui che cancellano 300 maestre dalla scuola primaria sostituendoli con educatori presi da cooperative.
Gli effetti immediati dell’esternalizzazione del servizio mensa sarebbero quindi quelli di una ulteriore frammentazione dell’orario scolastico. Ma questa non è la cosa più grave. Si ignora il fatto che quelle due ore di pausa dalle lezioni non sono due ore vuote. In quelle ore le maestre favoriscono il rispetto delle regole di convivenza, quando bambini e bambine giocando tra loro sviluppano le loro capacità relazionali sotto la loro guida autorevole; quelle stesse maestre mediano la gestione dei quotidiani conflitti tra pari, intervengono a consolare le malinconie dei più piccoli, aiutano a rialzarsi chi è caduto, fanno educazione alimentare quando chiedono ai bambini di assaggiare il cibo.
Senza parlare poi delle ripercussioni burocratico/assicurative e del rapporto con le famiglie degli alunni, a cui gli insegnanti dovrebbero comunque rendere conto alla fine della giornata quando, riconsegnando i figli ai genitori dovrebbero giustificare quanto successo in loro assenza.
Per tutte le ragioni esposte i sottofirmatari genitori chiedono al Consiglio Provinciale di Trento la cancellazione del comma 1 dell’articolo 7 dalla Legge n. 15 del 28 dicembre 2020.